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Attraverso la lettura di un numero cospicuo di fonti, si propone lo studio di alcuni aspetti irrisolti di quel che accadeva nel profondo della Sicilia normanna, negli anni della "pacifica convivenza" tra arabi e cristiani. Il profilo è quello di una indagine divergente, tesa a documentare i modi in cui venne forgiato e man mano impiegato dalle aristocrazie latine, dagli episcopati e in una misura non indifferente dagli stessi Altavilla, con una serie di atti emblematici, il paradigma violento che, applicato fino alle estreme conseguenze, nell'arco di poche generazioni avrebbe determinato la distruzione sociale, civile e materiale dell'Islam siciliano. Mediante un approccio mirato ai documenti, per alcuni aspetti inedito, vengono riformulate una serie di domande sui "moventi", sul perché e sul come si poté dare corso, di fatto, alla cancellazione fisica della Sicilia propriamente araba, edificata dagli Aghlabidi, dai Fatimidi e dai Kalbiti in oltre due secoli di storia. Scorre in definitiva il "reportage" di un attacco continuato e pervicacemente voluto, che attraversò la Sicilia della riconquistata cristianità.